lunedì 23 agosto 2010

Nonsolospade al festival celtico di Nubilaria




Grazie all'amico Carlo Recalcati (in arte "Kal"), fondatore dell'Associazione Culturale Bibrax, per la divulgazione e la diffusione della cultura celtica, Dario ed io presenzieremo al Nubilaria Celtic Festival 2010, lo straordinario raduno celtico di Novellara (dalle parti di Modena e Reggio Emila, ma lo si trova facilmente: basta vedere dove si fa più casino nella zona). Il ricco e variegato programma lo trovate qui.

Il nostro appuntamento è previsto per le 17.00 di sabato 4 settembre. Il titolo è: "L'epica gallica e il ciclo arturiano", e non abbiamo idea di cosa diremo. Improvviseremo, come sempre. Ma i temi portanti saranno - va da sé - i primi due libri scritti per la serie mitologica dell'Agenzia Senzatempo. Viaggio irreale nell'Irlanda celtica e Viaggio irreale nella Britannia di Merlino e Artù.
Ora, suppongo che tutti e voi nostri 16 lettori abbiate di meglio da fare che venire a Novellara, nella sconfinata ed insidiosa Emilia, per ascoltare cose che già avete trovato nei nostri libri. Sempreché li abbiate letti (cosa non facile vista la distribuzione non proprio capillare...). Magari, però, stante che noi non siamo i migliori promotori di noi stessi, potreste darci una mano divulgando la notizia.
O no?
Cerco di convincervi con un escamotage (da poco, come capirete).

Ecco un'anteprima tratta dal libro: Agenzia Senzatempo - Viaggio irreale nella Britannia di Merlino e Artù.

La nascita di Arthur

Alla morte di Emrys Wledig, suo fratello Uthyr salì al trono e subito fece chiamare Myrddin affinché gli rivelasse il futuro.
“Ricordi la cometa che apparve in cielo alla morte di tuo fratello?” esordì l’incantatore. “Eri tu, invero, il drago di fuoco che l’astro ci ha mostrato e, proprio in virtù di quel prodigio, sei divenuto re di Prydein. Il raggio che usciva dalla sua bocca preannunciava che avrai un figlio potentissimo, il cui dominio si estenderà su tutto il continente.”
Pensieroso e turbato, Uthyr ordinò che venissero forgiati due draghi d’oro simili a quello mostrato dalla stella. Uno lo destinò alla cattedrale di Caer Wynt, l’altro lo tenne per sé, affinché lo accompagnasse in battaglia. Per questo motivo, da quel giorno egli venne chiamato Uthyr Penndragwn, il Capo dei Draghi.
Ma era destino che la pace tanto faticosamente conquistata non dovesse durare a lungo. Il figlio di Hengist, Octa, che re Emrys Wledig aveva magnanimamente risparmiato anni prima, tornò ad insidiare Prydein. I Sassoni si sollevarono nelle province settentrionali dell’isola e occuparono tutte le roccaforti da Alba a Caer Efrawg. Nemmeno l’intervento di Uthyr riuscì a placare la loro furia, e i Britanni furono costretti ad indietreggiare fino alle dirupate pendici del Mynydd Daned, ove si asserragliarono.
Durante la notte, il re domandò ai suoi uomini quale fosse, a loro parere, il modo migliore per sferrare un attacco ai nemici. Gwrleis ap Sardawg, wledig del Cornyw, prese la parola. “I pagani sono più numerosi di noi. Se aspettassimo l’alba, andremmo di certo incontro a una sconfitta. Mentre, se approfitteremo del buio, li coglieremo di sorpresa e avremo maggiori probabilità di riuscire a sopraffarli.”
Il saggio parere di Gwrleis venne ben accolto e, armati di tutto punto, Uthyr e i suoi guerrieri si mossero verso l’accampamento di Octa. Piombarono compatti in mezzo alle schiere nemiche, con le spade sguainate. Presi alla sprovvista, i Sassoni non riuscirono ad organizzare prontamente la difesa e vennero sbaragliati.
Dopo la vittoria, Uthyr si recò a Llundein e ordinò che i prigionieri, tra cui Octa, fossero rinchiusi nelle prigioni della città.
Poiché la Pasqua era imminente, il re dispose che venisse organizzata una cerimonia solenne, a cui invitò tutti i nobili britanni. Tra gli ospiti erano presenti anche Gwrleis e sua moglie Eigyr, figlia di Amlawdd Wledig, una delle dame più belle di Ynys Prydein.
Come Uthyr la vide, se ne innamorò e, da quel momento, non ebbe attenzioni che per lei. Si premurava che non le mancassero vassoi colmi delle migliori pietanze e coppe d’oro piene di vino. Ma soprattutto le sorrideva, la dardeggiava con lo sguardo e scherzava con lei, incurante degli altri ospiti e di suo marito.
Gwrleis fu talmente infastidito dall’esplicito corteggiamento che il re faceva alla sua sposa, che si alzò da tavola e abbandonò platealmente la sala, senza salutare il sovrano.
Sconcertato, Uthyr mandò dodici uomini a richiamarlo. “Esigo che Gwrleis torni indietro a scusarsi. Se non obbedirà, lo priverò delle sue terre e del suo rango.”
Ma Gwrleis non volle saperne. “No! Ho subito io l’oltraggio più grave! Per Dio che ha creato la luce, non tornerò indietro, né chiederò perdono. Dite a re Uthyr che, se vuole parlarmi, mi troverà nella mia fortezza di Dinblod. Venga, e io gli darò l’accoglienza che merita!”
Irritato da questa riposta, Uthyr radunò l’esercito ed entrò in Cornyw.
Non disponendo di mezzi adeguati a contrastare l’attacco, Gwrleis si appellò a chiunque volesse aiutarlo a difendere i suoi diritti contro il re. E, poiché reputava fosse troppo pericoloso per Eigyr rimanere al suo fianco, la mise al sicuro nella fortezza di Tintagel, con un gran numero di guerrieri a difenderla. La donna restò sola tra quelle possenti mura, in pena per il marito e triste per i molti uomini che avrebbero trovato la morte a causa di quella sciocca contesa.
Gwrleis si ritirò a Dinblod, dove venne presto raggiunto dalle truppe di Uthyr. Per sette giorni il re assediò la fortezza, ma senza successo. Non faceva che pensare a Eigyr.
Chiamò il suo amico Ulffin, signore di Caer Sallawg, e così si confidò: “Aiutami, ti prego! La passione per Eigyr mi sta divorando a tal punto che, se non soddisferò il mio desiderio, morirò!”

“È davvero difficile consigliarti, sire. La fortezza di Tintagel, dove Gwrleis ha portato la sua sposa, si trova su una scogliera circondata dal mare e l’unico ingresso si apre su una stretta lingua di roccia. Se anche tu cercassi di espugnarla con tutte le truppe di Prydein, basterebbero tre uomini a difenderla.” Poi il volto di Ulffin si illuminò. “Tuttavia, potresti chiedere il parere di Myrddin, l’incantatore. Solo lui è in grado di aiutarti.”
Così venne convocato Myrddin. Egli già conosceva il motivo per cui Uthyr pretendeva il suo aiuto e, dentro di sé, disapprovava che avesse mandato a morire tanti uomini per soddisfare la propria lussuria.
Ma al tempo stesso, poiché i mille fili del destino non gli erano ignoti, sapeva che era necessario proseguire fino in fondo…
“Eigyr è la più fedele delle donne, e se anche tu conquistassi Tintagel, non avresti mai il suo amore” rispose l’incantatore, dopo aver ascoltato la richiesta del re. “Tuttavia potrei aiutarti ad avvicinarla con uno stratagemma. Opererò un incantesimo, in modo che tu assuma l’aspetto di Gwrleis. Poi renderò Ulffin identico al suo paggio Medaf, mentre io mi trasformerò in Brythael, suo siniscalco. Così camuffati, non avremo problemi ad entrare nella fortezza e tu potrai incontrare Eigyr. Tuttavia…”
“Sì?” domandò Uthyr.
“Mi accorderai qualunque cosa io ti chiederò, dopo che avrai soddisfatto il tuo desiderio” aggiunse Myrddin.
Il re non badò a tale richiesta, tutto preso dal pensiero che si sarebbe presto intrattenuto con Eigyr. E a sera, non appena si levò la nebbia, si incontrò con Myrddin e Ulffin.
L’incantatore sollevò la sua verga e tutti e tre mutarono fisionomia.
Poco dopo i loro destrieri galoppavano lungo la frastagliata scogliera. Giunti alle porte di Tintagel, i guardiani riconobbero Gwrleis e non esitarono ad alzare la sbarra.
Uthyr non ci pensò due volte: smontò da cavallo e raggiunse le stanze di Eigyr.
“Come mai sei qui, marito mio?” domandò la donna, meravigliata.
“Ho abbandonato la battaglia perché desideravo trascorrere la notte con te, la più cara tra le donne” rispose Uthyr, con la voce di Gwrleis. E in questa risposta, almeno, era sincero.
Mentre il re dava sfogo alla propria passione, le sue truppe, lasciate ad assediare la roccaforte di Dinblod, ne abbatterono le mura e nello scontro il vero Gwrleis cadde ucciso.
Albeggiava quando i soldati cornici giunsero a Tintagel, recando a Eigyr la notizia che il suo sposo era morto. Uthyr, che indugiava ancora tra le coltri in svaghi amorosi, si precipitò fuori dalla camera.
Figuratevi lo stupore dei soldati quando videro il loro signore, vivo e vegeto!
Una volta che costoro ebbero spiegato il motivo del loro sconcerto, Uthyr scoppiò a ridere. “Vi siete ingannati. Come vedete, non sono affatto morto! Mi rammarico, però, che la mia fortezza sia stata distrutta e i miei uomini uccisi. Ora c’è il rischio che il re di Prydein si diriga qui, pertanto credo sia più prudente andargli incontro e cercare di stringere un accordo con lui.”
Eigyr lasciò partire colui che credeva il suo sposo senza alcun sospetto. E quando, più tardi, i soldati condussero a Tintagel il corpo senza vita di Gwrleis, ella cadde in un pianto straziante.
Nel frattempo, Uthyr e i suoi compagni avevano cavalcato fino alle sponde di un ruscello. Myrddin lavò i loro volti, affinché riacquistassero le sembianze originali, quindi il re tornò al suo campo, dove i soldati lo informarono della morte di Gwrleis.
Ora che la passione era scemata, Uthyr si rese conto di non aver odiato il signore del Cornyw fino al punto da desiderarne la morte e, addolorato, si riunì con Ulffin e Myrddin per decidere il da farsi.
“Sire, poiché non puoi mutare il passato, dovrai offrire un risarcimento alla giovane vedova” disse Myrddin. “Prendila in moglie e abbi cura di lei. Ma non rivelarle mai cos’è accaduto questa notte.”
“Lo farò di buon grado” promise Uthyr.
“Ricorda inoltre che hai giurato di esaudire qualunque desiderio io ti avrei esposto” aggiunse l’incantatore.
“È vero” concesse il re.
“Ebbene, dovrai consegnarmi il bambino che è stato concepito questa notte.” Myrddin lo fissò, irremovibile. “E non dovrai rivelare a nessuno che si tratta di tuo figlio.”
Uthyr inspirò profondamente, colpito dalla richiesta. D’altronde aveva già un figlio, un giovane valoroso di nome Madawg, e la successione era assicurata. Che cosa gli importava di un bimbo di Eigyr, sul quale non avrebbe mai potuto dimostrare la paternità?
“E ora addio, sire” concluse Myrddin. “Non mi vedrai più prima che nasca tuo figlio.”

Priva di protezione dopo la morte del marito, Eigyr accettò di sposare Uthyr Penndragwn. Il matrimonio venne celebrato con un banchetto, e il re si riconciliò con i congiunti e gli alleati di Gwrleis. Poiché Uthyr non le rivelò mai quanto era avvenuto, la povera Eigyr si tormentava domandandosi chi fosse l’uomo che, con le sembianze del suo sposo, le aveva fatto visita in quella notte fatale. Ella, infatti, aveva scoperto di essere incinta ma era incapace di dire chi fosse il padre del nascituro, e la cosa la riempiva di vergogna.
“C’è solo una soluzione” disse Uthyr, conscio della terribile promessa fatto a Myrddin. “Partorirai in segreto, e il piccolo verrà cresciuto lontano da qui.”
Quando si compirono i giorni, Eigyr diede alla luce un maschio. Ligio alle istruzioni di Myrddin, Uthyr prese il neonato, lo avvolse in un panno e lo consegnò alla levatrice. “Va’ alle porte della fortezza, e affida questo bambino all’uomo che troverai ad aspettare.”
Senza comprendere la ragione di quell’ordine, la donna uscì dalla fortezza e vide nella penombra un vecchio mendicante. Senza una parola, l’uomo si impossessò del fagottello e scomparve nella nebbia.

E, se non basta a convincere gli appassionati, vorrà dire che ci dedicheremo alle barzellette.
Detto tra noi, ci stiamo già dedicando alle barzellette.
Ma questa è un'altra storia, della quale è meglio non sapere...

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