domenica 15 dicembre 2013

Il titolo è l'ultima cosa

Un romanzo nato quasi per scherzo, tra scambi di idee a tarda ora e - come di regola - tantissimi punti di disaccordo.
Poi i personaggi ci hanno conquistato, e Il titolo è l'ultima cosa ha finito per essere un libro dove sono confluiti umani dubbi, voglia di giocare, riflessioni filosofiche, tocchi di surrealismo e una onnipresente carica di ironia.
Ed ora scusate, ma tocca fare spazio alla copertina. 



Il colore dello sfondo non è solo una bizzarra scelta del nostro editore: questo romanzo, oltre a rivelare come vengono create le barzellette, è anche un giallo, sebbene sui generis: l'investigatore è un totale incapace, che si crede erede di Poirot, filosofeggia malamente alla Maigret e ricorda, anche se in minore, un Clouseau. Andando a tentoni e tra innumerevoli gaffe, non riuscirà a capire nulla e saranno invece i due protagonisti, Melissa e Tommaso, a ricomporre i vari puzzle disseminati nel romanzo.
Abbiamo scelto di ambientare le vicende negli anni Settanta, sia per una sorta di nostalgia, sia per la convinzione che a guardare il presente dal passato lo si possa capire meglio. Insomma, immaginate questo libro come un faro che, posizionato circa trentacinque anni addietro, vada a illuminare il mondo di oggi, spiegandone alcune ombre.
Tutto no, non siamo capaci.

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P.S. Per l'ambientazione negli anni Settanta è stato un duro lavoro ad informarci, visto che all'epoca non ero ancora nata, e nemmeno Dario, sebbene lui ancora ragioni come una specie di hippy ritardatario.