L'autore
Dario Giansanti è nato a Viterbo, dove tuttora vive, il 12 febbraio del 1967. Era l'epoca in cui il boom economico si stava spegnendo insieme alle illusioni di un'intera generazione, mentre le prime contestazioni cominciavano a scuotere il mondo. Gli uomini si facevano crescere le basette, le donne accorciavano le gonne. I figli dei fiori predicavano gioie psichedeliche e libero amore. I Beatles erano all'apice della loro carriera. Il grande Kubrick lanciava il suo capolavoro. In TV venivano mandati in onda gli episodi di Star Trek e intanto gli astronauti passeggiavano davvero sulla Luna!
Non dice mai parolacce, Dario Giansanti. È melanconico, logorroico, insicuro, sbadato, distratto, timido, goffo, trasandato, pettegolo, polemico e noioso, almeno a detta dei suoi migliori amici (figuriamoci gli altri!). È essenziale nel vestire, addirittura senza stile: non porta nemmeno l'orologio. Tira battute che capisce solo lui, lasciando tutti quanti imbarazzati e perplessi. Gli amici li sceglie tra chi ha una scintilla di follia nello sguardo. Porta una barbetta mal sagomata, che sistema una volta al mese, ma non è una regola. È casalingo e pantofolaio, ama gli agi e le coccole ed è pigrissimo. La cosa che sa fare meglio, però, è perder tempo.
Legge di tutto: dai drammi elisabettiani alla poesia mistica musulmana, dai minnesingheri ai
feuilleton ottocenteschi, dai diari delle dame di corte giapponesi ai più attuale romanzi postmoderni. Una volta leggeva tantissima fantascienza, interesse che continua a coltivare ancora oggi, anche se ne è raramente soddisfatto. Ciò che ama sopra ogni cosa, però, sono le leggende e i poemi epici di ogni tempo e paese. Vive nelle cosmogonie babilonesi, nei poemi greci, nelle cupe saghe nordiche, nelle fantasiose razzie irlandesi, nella magica epica finnica, nei cicli cavallereschi, nelle immense epopee indiane e persiane, tra i miti dell'estremo oriente e della Polinesia. Una piccola parte di questo materiale sta confluendo, con molta lentezza, nel sito
Bifröst, da lui creato, che segue e cura personalmente, insieme a un pugno di agguerriti collaboratori.
Il libro
D: Tu sei il primo vincitore della prima edizione del Premio Maledizioni: te lo aspettavi?
R: Assolutamente no, anche visto il cospicuo numero di opere giunte in redazione. Degli altri partecipanti conosco personalmente soltanto Daniele Bello, che è riuscito lo stesso a strappare un contratto per il suo ottimo romanzo Hoenir il druido. Sono comunque onorato di aver aperto la serie dei vincitori dell’ambito riconoscimento.
D: Cosa pensi di questa iniziativa?
R: Un premio letterario è sempre un'ottima vetrina, sia per lo scrittore professionale, sia per l'esordiente. Nel caso del
Premio Maledizioni vi erano poi due altre ottime ragioni per partecipare. La prima, naturalmente, è che Fabio Larcher, direttore della
PerSempre, è uno dei più attenti conoscitori italiani di letteratura fantastica, lui stesso autore fantasy piuttosto apprezzato. Si può dunque star certi della professionalità nella valutazione delle opere. La seconda ragione è che, in luogo di un’arida tassa di iscrizione, la
PerSempre chiede simpaticamente l’acquisto di un libro dal proprio catalogo: proposta irresistibile per un vorace lettore come me, che ne avrebbe acquistati indipendentemente dal concorso.
D: Mr. Smith va in vacanza è certamente un libro “atipico”, nel quale, spesso, le apparenze ingannano... a cominciare dal sottotitolo che classifica il romanzo come un “omaggio a Robert Sheckley” e dalla tua postfazione che lo “riduce” addirittura a un centone di citazioni sheckleyane. Modestia o è sfuggito qualcosa al nostro comitato di lettura? Quanto di originale e quanto di “plagiato” c'è nel tuo romanzo?
R: Come fa notare giustamente Umberto Eco, i libri si parlano tra loro. La prima stesura di Mr. Smith è stata scritta in un’epoca in cui non disdegnavo di citofagare e centrifugare le opere dei miei autori preferiti, e il grande Robert Sheckley era uno di questi. Qualsiasi scrittore sa bene quanto tutto ciò faccia parte del gioco letterario (e si pensi per esempio ai bellissimi pastiches di Philip José Farmer). A livello formale, possiamo considerare Mr. Smith come un’espansione di un semiobliato racconto di Sheckley, Viaggio organizzato, presente nell’ormai storica antologia Giardiniere di uomini (Urania 604). Ma al di là delle citazioni, che attingono un po’ a tutta l’opera sheckleyana, rimane il fatto che il romanzo alla fine esprime soprattutto il mio gusto e le mie idee.
D: Dalla lettura di Mr. Smith va in vacanza si evince che sei (oltre che un bravo scrittore) un lettore vorace e attento. Raccontaci com'è nata la scintilla che poi è esplosa nella realizzazione di questo romanzo stravagante ma assolutamente godibile.
R: Nessuna scintilla! Il romanzo prese vita in maniera assolutamente casuale, infilando un foglio di carta nel rullo della macchina da scrivere e procedendo per puro accumulo di situazioni. So che può sembrare un modo assai poco professionale di lavorare, ma Mr. Smith era una cosa scritta per mio divertimento. Qualche anno dopo, ritrovandomi tra le mani una bel po’ di cartelle incentrate sulle avventure terrestri di questo svampito turista alieno, capii che potevo anche trarne qualcosa di buono. Ho riscritto il romanzo almeno dieci volte, nel corso degli anni, conferendogli pian piano una sua logica e una sua filosofia, per quanto folli. In Mr. Smith c'è quello che potremmo chiamare un equilibrio tra fulminea intuizione e lunga, lenta meditazione. Scusate se è poco.
D: Perché Mr. Smith va in vacanza dovrebbe piacere ai lettori, secondo te? Quali sono i suoi punti di forza nelle intenzioni dell'autore? Magari, come succede spesso, non saranno gli stessi che hanno condotto la giuria a premiare il tuo romanzo e neppure gli stessi che faranno presa sui lettori.
R: Chi ha letto Mr. Smith ha trovato le ragioni più diverse per farselo piacere (o per detestarlo).
D: Nel tuo romanzo metti in campo una miriade di punti di vista, ma tu, Dario Giansanti, hai un tuo “punto di vista”? Hai pensato a un messaggio da lanciare attraverso il nostro caro signor Smith? Oppure il tutto si riduce al puro divertimento colto e che ognuno trovi il messaggio che più gli garba?
R: La cruda verità è che sono io stesso una specie di omino caduto dalla luna, parecchio fuori posto nel normale contesto umano. Mi trovo a osservare il mondo da una distanza incommensurabile, e vedo intorno a me esseri che si agitano senza nesso o ragione, parlano a vanvera, e inseguono valori costruiti a tavolino. Raramente trovo dell’autentica comunicazione. Smith vede gli esseri umani muoversi come automatismi privi di raziocinio; mette in piedi un Ufficio privo di qualsiasi funzione; è circondato da gente completamente incapace di identificarsi con qualcosa di diverso dal proprio ruolo precostituito. In questo romanzo c’è tutto il mio disagio, una rabbia autentica, un vero e proprio senso di ribellione. Quando, a metà libro, Smith diviene un “terrestre” a tutti gli effetti, buon marito e buon padre, è perché si è identificato con un modello imposto dall'esterno. Eppure, per un po’ di tempo, lui è felice.
D: In effetti, Mr. Smith gioca parecchio sul senso del “ruolo”, sul concetto di essere o soltanto apparire. Il protagonista ha acquistato la propria identità di Modesto Ragioniere, ma ha altre identità di scorta, e comunque si limita spesso a simulare i propri comportamenti.
R: È un argomento complesso, e se qualcuno vuol parlare delle Macchine di Touring, si accomodi. “Caro, fai uscire il cane-robot, non senti che si lamenta?” “Non c’è bisogno, tesoro, sta solo simulando.” Così come Smith non comprende la differenza tra l’amare o il credere di amare, tra un sogno autentico e un surrogato di sogno. A chi mi chiedeva del mio lavoro, una volta rispondevo: “Non sono un libraio, faccio il libraio”. Una differenza sostanziale. Almeno per me.
D: Domanda di rito: hai altri progetti nel cassetto? Cosa dobbiamo aspettarci dal futuro (se mai la profezia Maya ci concede un futuro)?
R: Stiamo a vedere. Buona parte del mio lavoro, al momento, è dedicato alla mitologia. In breve dovrà anche partire la collana ufficiale del Progetto Bifröst, e sono entusiasta di imbarcarmi in questa nuova avventura. Infine, Claudia Maschio e io riprenderemo presto il fortunato ciclo Agenzia Senzatempo.
D: Bene, ti ringraziamo per averci concesso questa bella intervista. E' sempre un piacere scambiare quattro chiacchiere con un tizio eccentrico come te. Buona lettura a tutti!
R: Eccentrico io? Come se gli altri fossero normali… È stato un piacere anche per me. Per il resto, mi auguro che
Mr. Smith regali ai suoi lettori quelle due o tre ore di sano divertimento. È il migliore augurio che posso fare al mio libro e a coloro che lo leggeranno.
Intervista a cura di Francesco Sperelli
Dario Giansanti
Mr. Smith va in vacanza
Potete trovare il libro nelle migliori librerie, su
Ibs, ma più facilmente sul sito
Edizioni PerSempre, a questo
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