venerdì 30 dicembre 2011

Riflessioni di fine anno

Qual è il confine tra l’onestà e la disonestà?
Facile essere onesti quando tutto va bene, quando gli intoppi nella tua vita sono le solite cazzate, cose all’ordine del giorno.
Ma non sempre va così.
Per colpa tua, sia chiaro.
Con un minimo di buon senso, con un po’ di accortezza e, magari, con l’aiuto della dea bendata si potrebbero minimizzare i danni.
Ma non ci sei riuscito.
Ti ritrovi con una lista di debiti che compete in lunghezza con quella delle belle di Don Giovanni, allora cosa fai?
Sai che non puoi risolvere quel debito. A meno che tu non debba rinunciare al cellulare all’ultimo grido, alla tua auto per cui hai appena cominciato a pagare le rate, ma anche alle rette e ai libri che servono ai tuoi figli per andare a scuola (merda, quanto costano quelle!), al tuo nuovo tenore di vita, visto che sei separato, ci mancherebbe, chi riesce a stare con la stessa donna così a lungo?
E poi la vita dura poco.
Come si fa a sacrificarsi tanto?
Specie oggi che le pensioni le hanno messe da schifo, quando sei in area prenotazione bara.
E allora magari, anche se non vorresti, ti fai invischiare in un qualcosa più grosso di te, e lì perdi il senso di tutto.
Ti ripeti, ogni altro minuto, che lo stai facendo per i tuoi figli. Finisci per crederci.
Non sei cattivo, solo una persona spaventata.
Ma nessuno ti ha capito, quando ti hanno sbattuto in galera, negandoti anche di poter vedere i tuoi figli.
L’ha avuta vinta il pregiudizio di chi non sa e non vuole vedere la tua disperazione.
E, nella cella, ti chiedi dove hai sbagliato.
Incredibile come la risposta sia ovvia, scontata, a portata di mano.
Hai sbagliato nel non pensare prima di agire. Hai sbagliato nel non considerare le conseguenze. Hai sbagliato perché ci sono sempre altre strade per uscire dai tranelli della vita, spesso più faticose, ma anche capaci di farti sentire migliore, proprio per tutti i sacrifici che ti sono costati percorrerle.
Tu non le hai volute seguire.
Chi ti guarda da fuori ti ritiene un criminale. Ha etichettato la porta della tua cella, non ti dà nessuna chance
Se potesse dartela, vedrebbe un uomo pentito, un bambino che si è lasciato intrappolare da chi era più furbo e malevolo di lui, un qualcuno che da molto tempo aveva perso la luce dell’infanzia dallo sguardo.
E, forse, potrebbe perdonarti.
Augurarti buon anno non ha senso, visto che ne passerai cinque in galera, ma pensa a tutti quelli che non si sono mai trovati lì, al confine tra male e bene. A quelli che non sanno come possa essere facile scivolare, sbucciarsi le ginocchia e compiangili, dalla tua cella.
Quando uscirai, tu sarai un uomo nuovo, loro resteranno sempre in bilico tra quel confine diafano che a malapena distingue onestà e disonestà.